martedì 30 marzo 2010

Metodologia di studio

Per lo studio dell'ebraico sto cercando di applicare le moderne metodologie di studio basate principalmente sulle teorie di Stephen Krashen, professore emerito della University of Southern California.
Krashen distingue due processi fondamentali per lo studio di una lingua straniera: l'apprendimento e l'acquisizione.
L'apprendimento è il metodo classico che avviene attraverso lo studio delle regole grammaticali e delle parole della nuova lingua. Tale apprendimento è in genere di durata relativamente breve e non permetterà mai ad un adulto di parlare come un nativo.
L'acquisizione è invece un processo inconscio che si sviluppa attraverso processi automatici e che porta ad una perfetta padronanza della lingua e i risultati sono stabili e duraturi nel tempo. Praticamente è il metodo con cui abbiamo imparato la nostra lingua nativa.

Senza voler entrare nel dettaglio delle 5 teorie di Krashen possiamo dire in breve che secondo Krashen l'unico modo per progredire nell'acquisizione è l'esposizione ad una grande quantità di input. In particolare l'ideale sarebbe che tale input fosse sempre ad un livello di difficoltà leggermente superiore alla nostra capacità di apprendimento.

Per lo studio dell'ebraico mi sono affidato inizialmente a vari corsi, ma dopo qualche mese i risultati erano veramente deprimenti. Era la prima volta che mi dedicavo ad una lingua così diversa dalla mia e, nonostante i miei sforzi, non riuscivo ad apprendere quasi nulla. Proprio quando stavo per gettare la spugna mi è capitato di confrontarmi con altri studenti che utilizzavano il metodo dell'acquisizione naturale e ho deciso di sperimentare su di me queste teorie (tanto peggio di così non poteva andare). I risultati, nonostante il mio scetticismo iniziale, non hanon tardato a farsi vedere e, nonostante stia applicando questo metodo da soli 4 mesi, sono già molto migliorato.

Oggigiorno il mio studio si sviluppa in 3 attività fondamentali:
  1. visione di cartoni animati e film;
  2. utilizzo di un SRS (Spaced Repetition System);
  3. ascolto passivo.
Dovrei cercare di aggiungere un'altra attività molto importante, la lettura, che però mi risulta ancora molto difficile a causa del mio vocabolario ancora troppo scarno.

Considero queste 3 attività tutte fondamentali, la più importante (e che alcuni utilizzano in modo esclusivo con eccellenti risultati) è sicuramente la visione di film. Si tratta di un ascolto attivo in cui i dialoghi vengono inseriti in un contesto che ne aiuta la comprensione e l'intuizione. Inoltre è scientificamente provato che le parole intuite vengono fissate nella memoria più facilmente di quanto non avvenga con le parole di cui si cerca la traduzione.

Un SRS è un sistema di flashcard basato su un algoritmo che ottimizza l'intevallo di tempo in cui riproporre una specifica carta, in modo da fissare il dato nella memoria a lungo termine. Ovviamente tale sistema può essere utilizzato per la memorizzazione di qualunque informazione. In particolare viene utilizzato moltissimo negli ultimi anni nello studio delle lingue straniere.
Io inserisco la frase in ebraico che voglio studiare sul fronte della carta e sul retro riporto la corretta pronuncia e i dati necessari per comprendere la frase. Sarebbe bene non inserire la traduzione, ma ad esempio la definizione delle parole difficili prese da un dizionario monolingue.
Ci sono vari SRS in circolazione, io utilizo Anki, gratuito, versatile ed utilizzabile sia online che offline.

L'ascolto passivo è anch'esso di grandissima utilità anche se a molti può sembrare assurdo (ed io ero tra questi!!). Durante questa attività, il cervello si "adatta" a gestirere la nuova lingua costruendo delle nuove connessioni fisiche. Dopo qualche decina di ore di ascolto passivo vi renderete conto che la nuova lingua non è più un flusso incomprensibile di suoni, ma si cominciano a distinguere alcune parole e col passare del tempo ciò che si ascolta diventa sempre più chiaro anche se non se ne riesce a comprendere il significato. Per ascolto passivo intendo ascotare senza prestare attenzione a ciò che si ascolta, anche svolgendo altre attività.
Io ascolto in continuazione e di tutto: radio, musica, audiolibri e appena posso rendo il mio ascolto da passivo ad attivo e mi concentro cercando di capire ciò che si dice e cercando di riconoscere le parole che conosco.

Come avrete notato tra le mie attività manca completamente l'output, e questo perché Krashen suggerisce di evitarlo in quanto controproducente per una corretta acquisizione, e di attendere finché la lingua non esca fuori spontaneamente.

Voglio infine consigliare vivamente la lettura di due blog sullo studio del giapponese, i cui gestori applicano le teorie che ho esposto: languageez, in italiano, e AJATT, in inglese.
In particolare in AJATT, Khatzumoto racconta la sua esperienza di studio. Applicando in maniera estrema le teorie dell'acquisizione naturale, è riuscito ad imparare il giapponese al livello di un nativo in 18 mesi.


(Oroginariamente postato il 18 febbraio 2010)

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